La pratica di esporre una ferita a pressione sub-atmosferica per promuoverne la guarigione ha origine piuttosto antiche. Il primo impiego clinico risale a circa un migliaio di anni fa, quando fu utilizzata per la prima volta nella medicina cinese in aggiunta alle tecniche di agopuntura.

Successivamente, nel 1891, Junod adotta un metodo tecnicamente innovativo che si serve di coppette riscaldate applicate direttamente sulla cute del paziente. L’aria all’interno delle coppette raffreddandosi diminuiva il suo volume e perciò creava una pressione sub-atmosferica, causando iperemia. Questa scoperta ha rappresentato una vera fonte di ispirazione per i ricercatori che in seguito svolsero numerosi studi a riguardo.

In particolare ha portato i ricercatori Michael Marykwas e Louis Argenta alla scoperta degli effetti e benefici dell’uso del vuoto sulle ferite difficili. Essi attraverso una serie di studi su animali hanno sccoperto l’utilizzo della schiuma in poliuretano come interfaccia tra la superficie della ferita e la fonte di vuoto. Questo materiale si è così rivelato uno strumento fondamentale in quanto garantisce una distribuzione uniforme della pressione negativa su tutta la superficie della ferita e, grazie alla sua riduzione del volume causata dalla pressione, provoca lo stiramento delle cellule, la contrazione della ferita e l’eliminazione dei fluidi.NPWT

Nel 1993 Fleischmann ha applicato questo concetto in ambito clinico, su pazienti con fratture esposte. Utilizzando un sistema da essi costruito, gli autori osservarono una efficiente detersione e guarigione delle ferita, con marcata proliferazione di tessuto di granulazione, senza casi di osteomielite. In lavori successivi è stato descritto il trattamento di pazienti con sindrome compartimentale dell’arto inferiore e di ferite infette, acute o croniche. La durata media del trattamento oscillava tra i 4 e i 31 giorni, con una media di 13, nelle sindromi compartimentali e le ferite furono successivamente chiuse mediante sutura e/o con innesti cutanei in un numero minore di casi. 

In questi studi la pressione negativa fu realizzata mediante attrezzature convenzionali, quali gli aspiratori da parete o con aspiratori portatili da chirurgia, connessi a medicazioni di vario tipo isolate dall’ambiente mediante teli adesivi in uso in sala operatoria. Naturalmente i tipi di medicazione, i livelli di depressione e la durata dei trattamenti non erano omogenei e non consentivano conclusive definizioni degli aspetti tecnici della metodica. 

Il primo sistema commerciale di ampia diffusione per la realizzazione della medicazione a pressione sub-atmosferica è stato introdotto nel mercato statunitense nel 1995. Da allora la pressione negativa è stata applicata quasi ad ogni tipo di ferita o di lesione, dando origine ad una letteratura scientifica vastissima. Negli ultimi anni si è iniziato ad utilizzarla anche nella prevenzione delle infezioni delle ferite a rischio di infezione o raccolte, applicandola sopra la sutura chirurgica direttamente in sala operatoria al termine dell’intervento.

Bibliografia:

Davydov YA, Malafeeva AP, Smirnov AP (1986) Vacuum therapy in the treatment of purulent lactation mastitis. Vestnik Khirurgii. Vol. 9:66-70

Armstrong DG, Attinger CE, Frykberg RG, Kirsner RS, Lavery LA, Mills JL (2002) Guidelines Regarding Negative Pressure Wound Therapy (NPWT) in the Diabetic Foot: results of the Tucson Expert Consensus Conference (TECC) on V.A.C. Therapy

Fleischmann W, Strecker W, Bombelli M, et al. (1993) Vacuum sealing as treatment of soft tissue damage in open fractures. Unfallchirurg. Vol. 96(9):488-92

European Wound Management Association. Documento di posizionamento: la pressione topica negativa nella gestione delle ferite. London: MEP ldt (2007)